“Come il grande oceano ha un unico sapore, quello del sale, così il Dharma ha un unico sapore, quello della libertà;” (Buddha)
Nel corso di Yoga & Mindfulness vengono utilizzate insieme in modo integrato e sinergico, pratiche di mindfulness ed esercizi di ’hatha yoga, vediamo come e perché.
La mindfulness riguarda fondamentalmente lo sviluppo e la coltivazione di un’attitudine interiore, una facoltà della mente di cui tutti siamo dotati.
Si tratta fondamentalmente della capacità di conoscere senza giudicare.
E’ la capacità di sostenere l’attenzione su ciò che si presenta all’esperienza, momento per momento, in modo intenzionale e privo di giudizi, valutazioni e comparazioni.
Come sappiamo però, purtroppo la nostra mente funziona
spesso in tutt’altro modo: la nostra l’attenzione è spesso instabile,
dipendente dalle circostanze, si sposta rapidamente avanti e indietro nel
tempo.
La nostra mente discorsiva è in perenne movimento, le nostre proiezioni e
anticipazioni si sovrappongono costantemente alla realtà generandone un
esperienza distorta, parziale, deformata, e spesso inaffidabile, in quanto
governata dalle reazioni automatiche che si innescano al momento.
Questo è esattamente uno dei fattori principali che il Buddha individuava alla radice della sofferenza umana e dell’insoddisfazione generalizzata di cui ognuno di noi ha fatto almeno una volta esperienza.
Il retroterra principale della mindfulness sono infatti gli
insegnamenti del Buddha relativi alla natura della sofferenza e alle pratiche che ne consentono il
superamento.
Non è tanto l’aspetto religioso-rituale che qui interessa del buddhismo quanto
la sua “psicologia spirituale” che in sintesi è un cammino in grado di
accompagnarci alla libertà dalla sofferenza, e quindi ad una felicità profonda
e ad un senso compiuto dell’esistenza.
La mindfulness è quindi sia un insieme di pratiche meditative, che un atteggiamento, una disposizione interiore che si può applicare a qualunque campo della vita.
Questi due momenti sono sempre tenuti insieme nelle nostre lezioni: ciò a cui miriamo soprattutto è la disposizione interna ad un ascolto attento e ricettivo, di ciò che accade al nostro interno, e fuori di noi.
Naturalmente questo aspetto è presente in altre altre tradizioni sapienziali, così come ovviamente nello yoga. Quello che qui si intende fare è dargli un posto di particolare rilievo ed importanza all’interno della pratica.
In questo corso si dà quindi la priorità all’esercitarsi nel
coltivare l’attitudine ad aprirsi all’esperienza in atto senza frapporre i
nostri giudizi condizionati tra noi ed essa.
O meglio, si impara progressivamente a riconoscere i nostri filtri condizionati
e a farne progressivamente a meno, arricchendo la nostra esperienza e la nostra
libertà.
Ci si apre così, ad uno sguardo rinnovato nei confronti della realtà ed anche
verso noi stessi.
Ciò che soprattutto mira a sviluppare la pratica di yoga-mindfulness
è la consapevolezza-saggezza (sati-sampajanna): cioè il divenire sempre più
attenti e presenti a tutto ciò che nella nostra vita genera significato,
soddisfazione autentica, felicità, e ad
accorgerci sempre meglio di come le nostre azioni generate sull’onda delle
abitudini acquisite, possano invece portare a disagio sofferenza, stagnazione, insoddisfazione.
Più siamo consapevoli dei meccanismi che generano la sofferenza e più siamo in
grado di scegliere liberamente se assecondarli o meno.
Lo yoga-mindfulness è chiaramente un cammino di autoconoscenza e progressivamente di autoliberazione.
Questa consapevolezza si coltiva in diversi modi, ma in
particolare attraverso l’attenzione e l’ascolto del corpo.
E’ qui che la mindfulness e il suo retroterra si sposano magistralmente con la
pratica dell’hatha yoga che consente di risvegliare la nostra coscienza del
corpo, ci richiama a sentirlo e ad abitarlo consapevolmente.
Le posizioni ed i movimenti dello yoga, le pratiche di espansione del respiro, attivano una rinnovata consapevolezza del nostro corpo e rendono la nostra mente più chiara e sveglia, favoriscono lo stabilizzarsi dell’attenzione e risvegliano i nostri sensi.
Meno il corpo è teso, meno è rigido, più si libera energia
vitale che diventa disponibile per l’attenzione la consapevolezza e la gioia
spontanea.
La consapevolezza, l’ascolto interessato, la capacità di vivere pienamente il
qui e ora, sono infatti strettamente legati all’energia disponibile e correttamente
circolante nel sistema corpo-mente.
Le pratiche yogiche quindi vanno a liberare e far circolare l’energia vitale
che normalmente viene intrappolata in tensioni corporee, disallineamenti
posturali, limitazione del respiro, emozioni non consapevolizzate, rimuginazione
mentale.
Nello yoga-mindfulness, tutte le pratiche corporee hanno principalmente lo scopo di risvegliare la nostra consapevolezza e di portarla nel qui e ora, la dove la nostra vita sta realmente accadendo.
L’ascolto “religioso” del corpo, la connessione con le sensazioni che accadono momento per momento sono elementi costanti ed essenziali nella nostra pratica.
E’ il corpo stesso, nei suoi movimenti, così come nelle posizioni o nel susseguirsi degli atti respiratori ad essere quel luogo “sacro” e allo stesso tempo concretamente vivo e dinamico, dove la mente può stabilizzarsi, sincronizzarsi con i ritmi biologici e trovare dimora, dove assaporare l’unicità dell’istante.
Le pratiche di mindfulness più specificamente meditative sono molto semplici e si basano principalmente sul portare l’attenzione al respiro, mantenercela e riportarcela con un movimento intenzionale e delicato allo stesso tempo, qualcosa di simile ad una danza.
Esistono poi una serie di pratiche cosiddette “informali” che si rivelano molto utili a portare nella vita quelle attitudini che vengono esercitate nella lezione, come la meditazione camminata o la meditazione del cibo e delle azioni quotidiane. Queste pratiche sono anche un ricco terreno di esplorazione di se stessi e delle proprie dinamiche, e spesso occasione di fertile condivisione nelle lezioni.
Tutto questo viene proposto con una metodologia progressiva e gentile, rispettosa dei tempi, delle modalità e delle aspirazioni di ciascun praticante.
La pratica di yoga- mindfulness ci conduce quindi verso la dimensione dell’essere, intrisa di libertà e appagamento, in alternativa alla dimensione del fare, in cui dominano automatismi e insoddisfazione, nella quale siamo spesso intrappolati.
Il nostro fare nella pratica è funzionale all’essere e serve unicamente a nutrirlo.